Come Link Coordinamento Universitario crediamo che i tirocini debbano essere formativi e mettere in condizione le persone di imparare a mettere in pratica le conoscenze acquisite nei percorsi di formazione; ad oggi i tirocini producono valore e nel momento in cui esulano dalla definizione di tirocinio formativo, crediamo sia giusto che vengano riconosciuti in ogni loro aspetto come una forma di lavoro retribuita, in modo da poter tutelare i tirocinanti e al fine di valorizzare anche l’aspetto del processo della formazione.
Riteniamo che i tirocini siano una parte fondamentale ed integrante dell’iter formativo dei giovani e condividiamo l’importanza di inquadrarli in tale ottica. Ciononostante è imperativo che tale inquadramento non porti al sottostimare il lavoro che viene svolto sotto forma di tirocinio: è necessario rimarcare che si tratta sempre di lavoro.
Come tale, riteniamo che i tirocini debbano avere una regolamentazione appropriata in cui vengono garantiti i diritti dei tirocinanti, equiparabili ai diritti dei lavoratori, e dove viene limitata la libertà dei datori di lavoro, i quali non dovranno sfruttare l’inquadramento formativo del tirocinio per sottovalutare il lavoro svolto; inoltre riteniamo utile che venga stabilito un limite dalla legge per i tirocini che durano in maniera ritenuta eccessiva.
Riteniamo che tra gli strumenti messi in atto dalla Commissione europea, quello del Pacchetto europeo in sostegno all’occupazione giovanile sia utile nella misura in cui non si dedichi solo ai tirocini ma tenda in maniera forte a favorire un’occupazione delle fasce giovani stabile e ben retribuita.
Le segnalazioni della Commissione sul prevedere una maggiore trasparenza riguardo informazioni sui termini e sulle condizioni del tirocinio, in particolare in merito al livello di retribuzione, alle condizioni di lavoro, alla copertura della protezione sociale, compresa la copertura assicurativa infortuni e malattia, alle mansioni previste e alla componente di apprendimento e formazione, se applicate in maniera puntuale porteranno a un miglioramento della situazione, quantomeno nella scelta per i futuri tirocinanti che intendono affrontare tale percorso.
L’introduzione di un salario minimo anche per i tirocini, ma in generale migliori condizioni retributive, non deve servire come escamotage per i datori di lavoro per far sì che queste condizioni migliori siano rese possibili tramite fondi pubblici, o tramite le entità statali come le Università, ma devono essere a carico dei datori.
Fondamentale prevedere una maggiore inclusività per le fasce più marginalizzate della popolazione, che per diverse ragioni spesso sono escluse da questi processi di formazione e impossibilitate ad affrontarli.
Le misure messe in atto al fine di garantire questo importante cambio di paradigma sul lavoro giovanile dovranno essere strettamente monitorate in quanto la semplice necessità di una tale norma europea è indice della difficoltà di controllare ed evitare lo sfruttamento dei tirocinanti.
Riteniamo importante ribadire la diversità tra tirocini come forma di avvicinamento al mondo del lavoro e tirocini curriculari come parte integrante della formazione universitaria. Anche per questi ultimi è importante fare un ragionamento che valorizzi il tirocinio formativo come una forma di lavoro di apprendimento che tuteli i diritti dei tirocinanti.
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