Al vostro Silenzio seguirà il Nostro Rumore

Appello generale alla comunità universitaria 05/12/2024

Oggi vogliamo interrogare i vertici delle governance di tutti gli atenei del paese rispetto a una serie di questioni che stanno alla base dell’impalcatura del nostro sistema di istruzione pubblica universitaria, al fine di caldeggiare tutte le anime della comunità accademica, una volta per tutte, a prendere una posizione chiara in questo panorama complessivo quantomeno preoccupante sul piano nazionale e locale.

… a lungo andare il silenzio dei vertici degli atenei diventa servilismo complice.

Da almeno venti anni, come studentesse e studenti abbiamo lanciato l’allarme negli organi di governo di ogni ateneo e non solo rispetto alla deriva drammatica che l’abbattimento complessivo dei finanziamenti sull’istruzione pubblica ha assunto nel nostro paese, con ricadute problematiche e di questi tempi fatali.
Sono tantissimi gli esempi delle conseguenze di ripetute condotte di tagli, sotto-finanziamenti e svalutazioni pubbliche sul ruolo dell’Università. Dovrebbe essere chiaro a tutti che non è in alcun modo possibile garantire una didattica universalmente accessibile e di qualità dopo decenni di riduzione sull’organico, sugli spazi, sulle strutture. Di fronte a questa situazione drammatica l’unica soluzione nel breve periodo risulta essere quella di ridurre la platea degli studenti, bloccare la domanda, limitare l’accesso all’istruzione superiore. Questa è la soluzione facile, quella che nasconde sotto il tappeto i problemi e va avanti: poco importa se viene meno il diritto allo studio e l’accesso all’istruzione pubblica.

Molti delle amministrazioni universitarie potranno obiettare: “Ma cosa ne possiamo noi? Il ministero chiude il rubinetto, noi possiamo solo scegliere cosa fare con il poco che ci viene dato!”. Ecco, questa è la mentalità che ha permesso ai ministri e ai governanti di questo Paese di agire indisturbati e di procedere, smontando mattone per mattone l’istituzione universitaria. L’Università non è un ufficio pubblico che applica pedissequamente le indicazioni arrivate dall’alto, è un luogo di formazione ed elaborazione politica, e come tale deve tornare a porsi. Dalle Università sono partiti movimenti politici e sociali, questi stessi luoghi, nella storia, sono stati propulsori di grandi cambiamenti che hanno cambiato spesso gli assetti dei paesi in cui è stata esercitata una pressione, uno stimolo intellettuale e una pratica alternativa di come intendere la società. Siamo consapevoli che tali parole, in questa fase storica, possano apparire come un esercizio retorico fine a se stesso e poco attento alla cruda realtà composta da vincoli economico-finanziari, criteri di valutazione e standard di rendimento. Siamo ben consci di questa condizione del mondo dell’istruzione e della realtà che ci circonda nel suo complesso. Tuttavia, crediamo anche nella responsabilità che chi subisce tali forme di controllo e gestione abbia dopo anni e anni di silenzio. Crediamo, allo stesso tempo, che a lungo andare il silenzio dei vertici degli atenei che vengono dissanguati dai governi diventi servilismo complice.

La nostra azione di oggi non vuole però essere una sentenza definitiva di un nostro processo politico. Siamo qui per porvi una domanda tanto chiara quanto responsabilizzante: noi studentesse e studenti vogliamo prendere parola e dire la nostra, interpellando, per l’ennesima volta, il governo in carica rispetto all’ottica che vuole assumere nell’ambito dell’istruzione universitaria.

Che i vertici dell’ateneo si espongano pubblicamente contro questa vergogna, perché di questo si tratta.

Noi studentesse e studenti siamo pronti a esporci in prima persona, collettivamente, per prendere parola e esercitare una pressione nei confronti di chi detiene la gestione delle risorse ministeriali e ne disciplina la propria redistribuzione negli atenei, dettandone contemporaneamente gli standard da mantenere.
Quello che chiediamo a voi è di fare lo stesso e dichiarare una volta per tutte, in maniera chiara, di essere intenzionati a schierarvi in prima linea, operando una chiamata agli altri atenei d’Italia per interpellare il ministero e chiedere l’avvio di lavori per un cambiamento radicale di rotta. Qualora a questo intervento seguisse l’ennesimo silenzio, dedurremo un’automatica dichiarazione silenziosa, ma non muta di volervi piegare e diventare complici di quanto oggi ci sta progressivamente annichilendo. Di chi sta annichilendo il paese, il valore della conoscenza e il bene sociale che dovrebbe rappresentare l’istruzione pubblica.

Se ciò non avverrà ci troverete ancora una volta nelle università occupate, nelle piazze piene, nelle esperienze di lotta e condivisione che da più di un anno attraversano il paese: contro i tagli e il precariato, contro i sistemi di repressione e controllo, contro l’università del merito e dei pochi saremo la vostra spina nel fianco, al vostro silenzio opporremo il nostro rumore.

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