Il nostro intervento all’Assemblea nazionale delle precarie – 8/9 febbraio Bologna

Ecco come vanno le cose nel riassunto…

Innanzitutto ringraziamo per l’organizzazione di quest’assemblea perché è evidente che l’assenza di una solidarietà anche solo umana nella comunità accademica è il primo dei problemi che oggi stiamo affrontando organizzando assemblee aperte in ognuno degli atenei che oggi rappresentiamo.

Costruire un’università pubblica, gratuita e libera dalle spinte militariste e delle grandi aziende non è solo un obiettivo ma una necessità.

Come studentesse e studenti del paese in questi mesi abbiamo colto la necessità sempre più profonda di attivarci insieme a tutta la comunità accademica. Insieme a dottorande, ricercatrici e lavoratrici stiamo vivendo il peso di attraversare gli organi negli atenei, di costruire insieme mozioni da presentare alle governance, di confrontarci con delle realtà spesso respingenti e che da anni abbandonano tutta la componente accademica. Vogliamo continuare a farlo, per tutte, provando sempre di più ad allargare il fronte che ci unisce, con l’obiettivo di cambiare davvero questo sistema.

A partire dall’anno scorso, con il manifesto per un’altra università abbiamo iniziato a creare una rete di confronto che ha portato ad alcuni spunti che volevamo condividere con voi, non solo per opporsi a questo governo e alle riforme che sta portando, ma mirando a riformare il sistema universitario tutto per costruire un’alternativa: prima fra tutte c’è stata la necessità di costruire convergenza insieme a tutte coloro vedano i loro bisogni e i loro desideri invisibilizzati, il loro futuro cancellato.

Solo costruendo spazi di confronto e convergenza, solo con momenti come questo riusciremo a riportare le esigenze della nostra comunità: perché è fondamentale cominciare a considerarci una comunità in un momento in cui ci dividono e ci relegano nelle nostre aule, nei nostri uffici, nei nostri laboratori, noi siamo la comunità accademica e vogliamo delle risposte dalla classe politica di questo paese.

Costruiamo insieme assemblee permanenti all’interno di tutti gli atenei, estendendo il discorso a tutte le categorie che non solo vengono precarizzate da questo DDL ma che vogliono costruire un’altra università.

A Pisa, forti di una convergenza costruita con i movimenti del territorio, abbiamo contribuito alla mobilitazione capillare della componente studentesca con girocorsi, assemblee di dipartimento ed ateneo, dialogo con il personale strutturato, tecnico-amministrativo ed esternalizzato. Si è creata una comunità trasversale, si è costruita consapevolezza generalizzata della situazione emergenziale. Abbiamo attraversato la nostra città nella forma di un corteo cittadino con migliaia di studentesse, ma dedicando la testa alle soggettività precarie, due volte in quindici giorni con un’occupazione nel mezzo.

A Milano, insieme all’assemblea precaria milanese abbiamo portato nel consiglio degli studenti della Bicocca una mozione, chiedendo l’istituzione di un osservatorio per la precarietà ma soprattutto chiedendo una presa di posizione contro il DDL da parte della rettrice Iannantuoni, che è anche la presidente della CRUI. Sosterremo la stessa mozione nel Senato Accademico di Bicocca, Statale e Politecnico.

Potremmo fare altri esempi perché attraversiamo tante altre assemblee precarie ma non è tanto un elenco di pratiche che vogliamo fare quanto una dimostrazione plastica del potenziale di un’assemblea permanente di ateneo che sostiene l’agitazione che stiamo ricercando. Noi oggi qui vediamo l’urgenza di bloccare un ddl e stabilizzare 30.000 precari ma domani vogliamo anche costruire un argine di lotta affinché davvero le rivendicazioni che abbiamo condiviso tutti e tutte riescano a vedere la luce.

…crediamo nello sguardo lungo che dovrà avere questa mobilitazione

A questo proposito ribadiamo che la questione ANVUR, Qualità della Didattica e Diritto allo Studio devono poter emergere proprio perché tra le mobilitazioni che citiamo più spesso c’è proprio il blocco della didattica: studenti e studentesse incazzati di un’università deludente che non riesce a fornire altro che un pezzo di carta e tanta ansia da prestazione si mobiliteranno per poter studiare davvero, invece di dover vincere un percorso a ostacoli entro un tempo predeterminato.

Costruire un’università pubblica, gratuita e libera dalle spinte militariste e delle grandi aziende non è solo un obiettivo ma una necessità.

Soprattutto come componente studentesca sentiamo la necessità di restituire decisionalità ai luoghi della rappresentanza non solo negli atenei ma anche al livello nazionale. Siamo stanche delle briciole che dalla Gelmini in poi il sistema di rappresentanza ci lascia, vogliamo una decisionalità reale non solo per le studentesse ma per tutte e tutti.

Per questo crediamo nello sguardo lungo che dovrà avere questa mobilitazione e per questo vi invitiamo a coinvolgere le parti studentesche che evidentemente ancora non si sono sentite coinvolte o toccate da questi attacchi. Se vorremo occupare uno, due, tre o quanti rettorati volete voi, noi saremo lì per un altro futuro, per un’altra università.

Rilanciamo l’appello delle studentesse serbe: serve una mobilitazione capillare in tutto il paese, dobbiamo rilanciare e amplificare ogni forma di attivazione possibile, perché così non si cambiano solo i nostri atenei ma si cambia tutto il paese,
per tutte e tutti costruiamo insieme un’altra università.

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